Misty Hill GDR

Posts written by -chaos

view post Posted: 15/1/2012, 16:55 Don't judge me, please - Major Streets
Guardò il ragazzo mentre camminava per la stanza, intanto lei finiva quel suo racconto decisametne fuoi dal comune.
Si aspettava, come minimo, che Sam la cacciasse. Nessuno voleva avere a che fare con un torturatore dell'Inferno. Era una parte decisamente insistenibile quasi per tutti, eppure lui non si scompose, non imprecò e, tanto meno, la guardò con odio. Era come rassegnato e Alexandra non sapeva se considerare ciò un bene o meno. Non era da lei ricevere quel trattamento da qualcuno esterno a quel poco di famiglia che le rimaneva al mondo.
Non capiva proprio come mai quel ragazzo fosse così calmo, seppur sapesse cosa stesse danto la caccia a lei.
Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. Aveva pienamente ragione Sam. Le belle storie non esistevano in quella vita che ti sceglieva e non eri tu a sceglierla, anche perché nessuno sano di mente l'avrebbe scelta, sempre che quest'ultimo non fosse un fissato dell'autolesionismo e delle maine del protagonismo.
« Non esistono belle storie in questa vita. E' come una sorta di regola divina legata al destino di noi cacciatori. »
Gli rispose prima di alzarsi dal letto, abbottonarsi gli ultimi bottoni e girarsi appena verso il letto sul quale era seduta sino a qualche istante prima.
« Troverò il modo di sdebitarmi per tutto questo, prima o poi. »
Ammise quasi non riconoscendosi in quelle sue stesse parole. Non era mai stata così gentile con qualcuno. Mai. Non era nelle corde del suo carattere decisamente ignobile, eppure le aveva pronunciate di sua spontanea iniziativa. Senza ponderarle, magari, ma, oramai, le aveva dette.
Si concentrò, quindi, sul letto davanti a sé. Scostare la coperta era escluso per via della sua schiena, di conseguenza si sdraiò, sopprimendo qualche imprecazione, con la pancia adagiata sul letto. Il volto rivolto verso la parte buia della stanza.
« Scusa, comunque, se sono piombata alla cavolo nella tua vita. Giuro che toglierò le tende il prima possibile. »
Concluse per poi chiudere gli occhi ed obbligarsi a dormire, seppur la cosa fosse decisamente ardua pure per lei.
view post Posted: 7/1/2012, 03:14 Don't judge me, please - Major Streets
Un sorriso quasi sincero - miracolo se si conoscevano gli standard di Alexandra, la quale sorrideva solamente in due modi: o sarcasticamente, o beffardamente - si dipinse sul volto di Alexandra alle parole del ragazzo seduto di fronte a lei. Lei non era il tipo, decisamente, da perbenismi o cose del genere. No, non era una ragazza leggerea e dai facili costumi, ma non era più abituata ad essere carina con il suo prossimo e, di certo, quel ragazzo la stava migliorando, seppur lei non sapesse proprio il motivo di tale cambiamento improvviso dopo anni di personalità chiusa e ribelle al cento per cento.
« Potresti, semplicemente, non fidarti di me in quanto sono stata un valido anti-stress di uno dei torturatori dell'Inferno. »
Ammise come se nulla fosse, mentre il sorriso sincero diveniva, piano piano, amaro. Non sapeva proprio cosa pensare anche perché se raccontava a Sam la sua storia rischiava di farlo rientrare a sua volta in quel gran chaos e lei, di certo, non voleva che ciò accadesse. Non sapeva proprio se cominciare a parlare o meno, seppur una premessa sostanziosa l'avesse fatta eccome qualche istante prima.
« Sono quel che sono da quando avevo circa 16 anni. » - cominciò mentre un sorriso amaro le si delineava sul volto - « In realtà avrei potuto seguire questa strada dalle elementari, quando trovai mia madre in un lago di sangue, ma dovetti diventare una cacciatrice a 16 anche perché mio fratello tentò di farmi fuori. » - la mano sinistra corse alla spalla destra, quasi a voler sfiorare la cicatrice, oramai rimarginata, che Alexandra aveva subito dal suo stesso fratello maggiore posseduto - « Era stato posseduto ed io dovetti arrendermi all'evidenza e diventare una cacciatrice come lui e come mio padre. Nostro padre salvò mio fratello dopo un anno di possessione demoniaca e quello fu l'inizio dello scempio. Uno dei torturatori dell'Inferno mi trovò una sera. Voleva mio fratello per ucciderlo, ma non lo consegnai. Da lì deriva il bel souvenir che hai visto lungo la mia schiena. » - bevve un sorso d'acqua mentre continuava a guardare il vuoto davanti a sé - « Una settimana dopo cominciai a cacciare da sola dichiarando apertamente guerra a quel bastardo. »
Rimase in silenzio per qualche istante, mentre beveva. Non sapeva che altro dire mentre le tornavano in mente gli occhi totalmente neri di suo fratello, sopra di lei che cercava di ucciderla, il dolore del torturatore che le apriva la schiena come se nulla fosse e l'espressione di suo padre mentre la vedeva tornare a casa in braccio al fratello, mentre lei perdeva un'enorme quantità di sangue.
« Presumo, comunque, dalle tue parole, che pure la tua storia non sia delle migliori. »
Concluse obbligandosi a guardarlo in volto. Non voleva forzarlo a parlare, eppure si sentiva quasi come se volesse davvero scoprire la storia effettiva di quel ragazzo. Non era decisamente da lei e la cosa era decisametne fuori completamente dagli standard di lei. Nel mentre si abbottonò qualche bottone della camicia che lui le aveva infilato prima. Stette attenta a non muovere più del dovuto le spalle per non forzare la cicatrice appen ricucita lungo la schiena. Non voleva rendere vani tutti gli sforzi compiuti da quel ragazzo che, fino a quel momento, si era rivelato tanto gentile con lei.
view post Posted: 7/1/2012, 00:40 Don't judge me, please - Major Streets
Non sapeva davvero se raccontare o meno di un torturatore infernale e delle sue scorrerie. Non voleva inquietare quel ragazzo, seppur lui fosse della stessa pasta di lei, pure lui era un cacciatore, ma lei non se la sentiva, almeno per ora, di rivelare il suo passato. Lui l'aveva aiutata e molto, eppure non sapeva se raccontare fosse la cosa giusta da fare, poi vide lui andare verso il cassetto del comodino ed estraendone una scatolina di medicinali. Oh, bene, ottimo. Aveva trovato una persona apprensiva quasi come suo padre. Non sapeva se apprezzare quei gesti - cosa che avrebbe dovuto fare - o se ignorarli totalmente e continuare con quella sua facciata da dura ed esterna alla situazione. No. La seconda opzione se l'era già giocata da tempo. Di conseguenza prese la pillola che le aveva consegnato il ragazzo e ci bevve dietro dell'acuq per digerirla il più velocemente possibile.
« Sei troppo previdente, lo sai, vero? »
Gli chiese quasi retorica abbozzando un sorriso sarcastico mentre si riportava la bottiglietta d'acqua alle labbra. Sì, aveva davvero sete, quello non era un gesto dettato incondizionatamente dalla situazione.
« La mia è una storia triste, crudele e cinica, non so se può interessarti. »
Concluse guardandolo in volto. Non voleva ritrovarsi a raccontare della sua vita - sì, oramai si era convinta che doveva farlo in quanto Sam aveva fatto fin troppo per lei e delle spiegazioni gliele doveva eccome - se lui non voleva veramente saperlo. Quella presemssa le serviva per sondare il terreno. Non se la sentiva proprio di ricordare tutto per niente. Alcuni ricordi ancora le facevano male, seppur lei non lo ammettesse mai a nessuno - quasi nemmeno a se stessa -.
« Ci spero, anche se so che è pressoché impossibile. »
Ammise abbozzando un sorriso amaro che nascondeva palesemente il suo risentimento per quella vita che l'aveva scelta e non era stata Alexandra a scegliere, per poi riportare la sua attenzione sulla bottiglietta d'acqua che aveva in mano, dopo aver appoggiato la confezione di medicinali sul letto, accanto a lei.
view post Posted: 4/1/2012, 21:13 Don't judge me, please - Major Streets
Inarcò un sopracciglio, altamente scettica per quanto riguardava le parole appena pronunciate da quel ragazzo. Lei era impulsiva, testarda, orgogliosa e tante altre cose che potevano determinare il proseguire o meno della sua vita nel caso in cui si fossero presentate nel momento sbagliato, eppure odiava totalmente chi le dava della scema. Peccato che dovesse un favore enorme, se non la vita, a quel ragazzo e, di conseguenza, faceva di tutto per farselo andare a genio a prescindere da quelle parole.
Rimase ferma ed immobile mentre lui, decisamente in imbarazzo, continuava a fasciarla, sempre attento a non far incrociare il suo sguardo con il corpo di lei.
Quando Sam concluse l'opera, Alexandra si sentì leggermente libera dall'imbarazzo di lui. L'aveva quasi costretto a quella situazione decisamente poco gestibile, anche se, ad essere sincera, lei non gli aveva esplicitamente chiesto aiuto e lui, se non la voleva tra i piedi, poteva sempre lasciarla dove si trovava.
Poi sentì parlare di Heath e si irrigidì appena. Gli aveva dato la caccia per un intero anno e, di certo, non si era divertita a fare ciò. Il solo ricordare quei momenti le faceva ribollire il sangue di odio.
« E' quasi completamente colpa sua se ho questo bel souvenir lungo la schiena. » - sul volto di lei si dipinse un sorriso amaro - « Di certo non sono così autolesionista dall'adorare uno stupido come lui. »
Il suo sguardo si posò su quello del proprietario di quella stanza di motel. Non sapeva davvero come spiegarglielo. Pure suo padre reputava la sua scelta di essere lei a dare la caccia a quel demone di alto rango fosse un suicidio preannunciato, eppure lei voleva la sua vendetta e non si sarebbe di certo fermata.
« Non mi diverto. Voglio solamente chiudere in fretta la partita con Mister Tortura in seconda, poi potrò pensare seriamente a cercare di riavere una vita nella media, sempre che tale opzione sia possibile nella mia esistenza. »
Si fermò di parlare quando focalizzò il pensiero che avrebbe passato la notte in quella stanza. Non dovea pensare, non lo faceva mai se non obbligata, eppure non ce la face a bloccare quei pensieri che erano nati nella sua testa. No. Quel ragazzo non era un porco, altrimenti non avrebbe osato nemmeno imbarazzarsi quando la fasciava. Doveva solamente convincersi di ciò ed il gioco sarebbe stato da considerarsi fatto.
« Ed il tuo... Compare dove lo metti a dormire, scusa? Non vorrai cacciarlo per stanotte a causa mia, spero. »
Pronunciò mentre lui stava avanzando verso quello che, apparentemente era un frigorifero e ne estraeva una bottiglietta d'acqua.
« Grazie. »
Disse solamente a Sam dopo aver tentato di infilarsi nuovamente la camicia sporca di sangue che indossava poco prima. Rinunciò completamente a portare al suo compimento quell'impresa dato che la schiena le faceva fin troppo male e, di certo, non voleva distruggere l'operato di quel ragazzo che era stato tanto gentile con lei conoscendola da neanche mezza giornata.
« Ehm... Avresti una maglia o una camicia da prestarmi per questa notte? »
Chiese leggermente imbarazzata per poi cominciare a sorseggiare l'acuq all'interno della bottiglietta che aveva in mano.
view post Posted: 3/1/2012, 23:43 Don't judge me, please - Major Streets
Non riusciva a spiegarselo, eppure quel ragazzo riusciva a farla ridere. Si trattenne dal farlo per non offenderlo, eppure sentiva che voleva lasciar libera quella risata appena accennata e così fece. Soppresse, comunque, quella risata quasi subito. Non voleva risultare inopportuna. Seppur fosse un maschiaccio, suo padre le aveva impartito un'educazione degna di nota.
Alzò appena lo sgaurdo per incrociare quello di Sam mentre si ricomponeva e lui cercava il cerotto da porle sulla cicatrice appena ricucita.
« Come minimo mi farebbero il test per vedere quanto ho bevuto. Non ho una ferita... Convenzionale. Non voglio un dottorucolo sulla coscienza. »
Si alzò sino a sedersi sul letto, quasi cercando di lasciare più spazio libero per le manovre attente e curate di quel ragazzo. Heath era decisamente più frettoloso in quel genere di cose, eppure i punti del fratello erano durati ben sette anni senza intoppi degni di nota.
Allontanò lo sguardo appena lui cominciò a girare intorno a lei per fasciarla. Sì, era in imbarazzp. Quel maschiaccio di Alexandra Maya Cross era in imbarazzo e stava pure leggermente arrossendo, seppur stesse facendo di tutto per ricacciare quel rossore alle gote.
« Sei fortunato che ti devo un favore enorme dopo questa sera, altrimenti ti avrei già preso a calci. Non sono una ragazza scema, capito? »
Gli disse guardandolo in volto. Lei odiava essere definita in quel modo. Quando andava a scuola a Cabot Cove in molti la chiamavano in quel modo solamente perché non aveva rapporti umani con nessuno, ma a lei andava bene essere sola. Aveva visto cose che un normale adolescente vedrebbe solamente in C.S.I. o in telefilm di quel genere.
« Mio padre me lo diceva sempre, ma poi ha capito che la compagnia di mio fratello è fin troppo deleteria per la mia salute, quindi... Meglio sola che male accompagnata. »
Alexandra notò quasi subito quanto lui stesse lottando con se stesso per non guardare il corpo di lei. Non aveva un fisico degno della copertina di qualche rivista, ma si sentiva bene con la sua linea, cicatrici a parte, ma quelle erano incluse nel pacchetto del buon cacciatore, no? Prendere o lasciare.
view post Posted: 3/1/2012, 21:45 Don't judge me, please - Major Streets
A quelle parole, qualcosa scattò in Alexandra, ma non si mosse da quella posizione, nella quale si trovava. Lei stava... Scherzando?! Assolutamente no. Lei era serissima. Se solo Sam avesse saputo chi - o cosa, per meglio dire - le desse la caccia, allora sì che le sarebbe stato lontano. Non osava pensare nulla in merito. Gli doveva delle spiegazioni, quello era poco, ma sicuro, eppure non se la sentiva di dire nulla in merito. Non voleva che sparisse come avrebbe fatto qualunque altra persona al posto di quel ragazzo.
Tornò a mordere la corda con tutta se stessa mentre lui continuava a ricucirla. Solamente quando si fermò, si rese conto che era decisamente più esperto di suo fratello Heath e la cosa la allarmò e non poco. Sam era un cacciatore come lei, quello era scontato, oramai, ma lei non riusciva a capacitarsi di quella calma nel ricucirla. Era come se non facesse altro nella sua vita.
« Non posso avvicinarmi nemmeno ad un qualunque ospedale. Lo capisci pure tu. »
Sapeva perfettamente che lui non poteva vederla in volto, molto probabilmente fu quel ragionamento a far sì che lei distogliesse lo sguardo da davanti a se stessa.
« Non potrei di certo dire ad un'infermierina che mi sono fatta male in casa, ti pare? »
Constatò per poi tornare a tacere mentre lui finiva, finalmente, di ricucirla. Ora sì che si ricordava l'agonia che aveva provato sette anni prima e, di certo, quel dolore fomentava fin troppo bene la rabbia di Alexandra; rabbia che si tramutava deliberatamente in vendetta recondita verso quel torturatore infernale che tanto odiava.
« Non con loro in particolare; con un esimio loro superiore. »
Sarcasmo pungente e voglia di vendetta a mille. Ecco cosa provava Alexandra, mentre aspettava che Sam concludesse l'opera. Avrebbe dovuto chiamare suo fratello, se non, meglio, suo padre e dirgli quanto era successo, seppur sapesse di non voler essere un peso per la sua famiglia.
view post Posted: 3/1/2012, 19:42 Don't judge me, please - Major Streets
Un sorrisetto le si dipinse sul volto. Non era mai stata il tipo che ringrazia il suo prossimo se non obbligata da cause di forza maggliore, eppure, quella volta, si era sentita di farlo. Non era proprio da lei. Decisamente quella era una serata fuori dal comune, a partire dal fatto che lei avesse semplicemente parlato con quel ragazzo senza mandarlo a quel paese a priori. Effettivametne quello era un passo avanti per il suo caratteraccio.
« Chiunque, al tuo posto, conoscendomi, mi avrebbe lasciata in quel vicolo a crepare per non avere rogne. »
Concluse per poi chiudere gli occhi e stringere i denti, mentre serrava le mascelle l'unca contro l'altra. Non voleva imprecare, non voleva mostrarsi debole. Continuava a ripetersi che aveva già provato quel dolore, che presto tutto si sarebbe placato, ma quelle erano solamente parole nella sua mente. Pagliativi, a prescindere che essi fossero validi o meno.
Prese la corda che quel ragazzo le passò e la guardò per qualche istante. Heath aveva preferito, anni prima, che lei, piuttosto, offendesse ogni genere di cosa o presenza le passasse per la testa, ma allora era decisamente più giovane. Era cresciuta. Doveva farcela a resistere, ma quando sentii quel liquido percorrere la ferita, piuttosto che urlare o offenedre qualche Santo ad alta voce, si mire in bocca quella corda e la morse con tutta la forza che aveva in corpo, attenta, comunque, a non contorcersi, riprendendo quella sorta di opera di convincimento mentale che comprendeva il farle capire che lei era una persona forte e tutto ciò che tale pensiero concerneva.
« Da sette anni sono ridotta in questo... Stato. Non posso... Lamentarmi. » - si fermò di parlare per qualche istante per trattenere un'imprecazione per nulla femminile e riprendere fiato - « Non sono mai andata all'ospedale... Per questa ferita. » - altra pausa dettata dal dolore per nulla espresso che lei ricacciò serrando le labbra - « Mio fratello mi ha rimesso... In sesto. »
Rispose a quell'ironia espressa da Sam. Non riusciva a parlare granché, ma riusciva a percepire quell'ironia. Almeno riusciva ancora a pensare in modo autonomo senza che il dolore la mandasse totalmente in tilt come era successo sette anni prima.
view post Posted: 2/1/2012, 23:40 Don't judge me, please - Major Streets
Continua da: My life is damned.

Alexandra era troppo spossata, sentiva le palpebre pesanti e, di certo, avrebbe volentieri ceduto presto al sonno. Fortuna volle che Sam parlasse proprio in quel momento e la riportasse sulla Terra mentalmente parlando. Fino a quel momento era riuscita a non cedere a quel sonno così pressante, eppure, pochi istanti prima, stava per lascirsi andare a ciò. Non doveva, ma era più forte di lei. Appoggiò la testa al sedile mentre sentiva il motore fermarsi.
Poco dopo percepì il freddo fuori dall'abitacolo ed, infine, le braccia di qualcuno che la sollevavano. Si obbligò ad aprire un occhio, seppur pigramente e si ritrovò il volto di Sam decisamente fin troppo vicino al suo. Avrebbe scattato se non fosse così mal ridotta, oltre a fidarsi, oramai, di quel ragazzo.
Si aggrappò leggermente a lui, attenta a non muovere più di tanto la schiena, mentre lui cercava le chiavi per aprire la porta di quella stanza.
La adagiò sul letto e cominciò a parlarle. Addio amatissimo - e dannatissimo, al contempo - oblio.
« Grazie. » - mormorò una volta che non si sentì più addosso nè il pullover, nè la camicia - « Mi conosci appena, eppure ti stai facendo in quattro per darmi una mano. »
Un sorriso decisamente sarcastico le si dipinse sul volto mentre sentiva ancora la sua testa leggera e vacua. Non sapeva che pesci pigliare. Sapeva solamente che non doveav addormentarsi. Doveva stare sveglia e vigile. Non voleva far preoccupare ulteriormente Sam dopo tutto quello che lui stava facendo per lei.
« Fai quello che devi. Non ti preoccupare, non dirò nulla. »
Concluse in rispsta alle parole del ragazzo. Heath era stato decisamente più brusco di Sam. Erano decisamente circostanze differenti. Ai tempi Heath era mal ridotto e, di certo, non era riuscito a ricucire al meglio la schiena della sorella. Sam, di certo, avrebbe fatto di meglio.
view post Posted: 31/12/2011, 16:32 My life is damned - Misty Tavern
Si appoggiò ad un muro tramite una spalla mentre Sam, dopo aver portato la macchina decisamente vicina a quel vicolo che conduceva al locale, caricava i corpi in macchina, per evitare domande, da chiunque, in merito. Non voleva passare guai. Già il guai avevano trovato lei e, di certo, Alexandra non era il tipo che voleva il bis tanto facilmente. Già non voleva trovarsi con la testa leggera come in quel momento, però doveva resistere.
Quando sentì le parole del ragazzo, dopo che la ebbe, nuovamente, presa tra le sue braccia, si obbligò a non arrossire come una ragazzina. Aveva ben altro a cui pensare in quel momento. Doveva rimanere lucida e, soprattutto, non lasciarsi sopraffare da quella sorta di oblio che la chiamava, all'interno della sua testa, a gran voce.
« Non sento la testa e neppure la schiena. » - cominciò per poi ritrovarsi a tacere quando lui le chiese cosa le fosse successo - « Qualunque cosa, ma non in ospedale. » - pronunciò mentre lottava per stare sveglia; stava perdendo troppo sangue e non le piaceva quella cosa - « Farebbero troppe domande. »
Concluse, infine, quasi ad avvalorare la sua teoria in merito. Non voleva passare altri guai e, soprattutto, non voleva farne passare a lui.
Quando la adagiò in macchina le parve quasi di potersi lasciare andare al sonno, ma non voleva. Doveva rimanere sveglia. Non si mosse sul sedile, piuttosto cercò qualcosa che attirasse la sua attenzione sino a quando Sam non avesse fermato la macchina, ovunque lui stesse andando.
Solamente in quel momento le venne in mente che, una volta rimessa in sesto, si sarebbe dovuta occupare del collega Roy e dirgli chissà quale menzogna a fine di copertura, recuperare la sua adorata Harley al pub e, soprattutto, chiamare suo padre per sapere che cosa avesse combinato Heath - il fratello maggiore di lei - per far arrivare così presto la cavalleria alla sua ricerca e con quella veemenza ossessiva.
" Arriverà presto. "
Quello continuava a ripetersi mentre cercava di rimanere sveglia. Sapeva perfettamente che quel demone l'avrebbe trovata prima o poi, eppure voleva essere lei a fare la prima mossa e, per ovvie ragioni, in quello stato non poteva. Cominciò a sperare, quindi, che Sam avesse una mano più ferma di Heath anni fa quando l'aveva ricucita.
view post Posted: 27/12/2011, 23:12 My life is damned - Misty Tavern
L'ira di Alexandra non si placò. Non aveva di certo bisogno che qualcuno le facesse terra bruciata intorno. Se poi quel soggetto era un demone, allora non meritava neppure di rimanere vivo per poterlo raccontare, peccato che lei fosse bloccata da quella presa psichica che non accennava, manco per un secondo, a diminuire la sua intensità. Il respiro le mancava, fortuna che Sam sparò a quel demone e lei, portandosi una mano al collo, riprese a respirare, seppur affannosamente. Non era più abituata a quelle prese psichiche.
Si appoggiò appena al ragazzo che l'aveva appena salvata. La schiena le faceva un dolore immane. Doveva controllare cosa aveav fatto quel demone poco prima. Non si aspettava nulla di buono.
Si appoggiò definitivamente a Sam per poi bloccarsi e guardarlo in volto mentre parlava.
Aveva ragione. Dovevano portare via i corpi, ma lei non era in grado. Lo sentiva che non ne era in grado. La schiena era un tugurio che le bruciava dal dolore. Come minimo le si era riaperta la cicatrice che suo fratello maggiore, anni prima, aveva ricucito come meglio era riuscito.
« Scusa, ma dovrai farcela da solo. » - lei guardò lui, sperando che quest'ultimo capisse che lei non era in grado di fare sforzi - « Dove hai parcheggiato? »
Gli chiese ipotizzando che lui fosse automunito in quanto aveva menzionato il fatto di caricare le carcasse di quei due esseri umani morti.
Lei non riusciva a guardarli. Si sentiva in colpa verso di loro, ma mai l'avrebbe ammesso. Lei non era una persona che esternava le sue emozioni, anche perché si sentiva una sorta di pedina nelle mani di un'unica grande forza: la sua vendetta che covava da anni in lei.
Non distolse lo sguardo, quindi, dal volto del ragazzo. Non voleva risultare un peso per lui. Avrebbe fatto di tutto per non essere una palla al piede per quel ragazzo.
" Dovevo togliere di mezzo prima quei due, maledizione! "
Continuava a ripetersi mentre aspettava la prossima mossa del ragazzo. Voleva solamente riposare, anche perché sentiva la testa fin troppo leggera.
" No. Non di nuovo. "
Era come anni prima, solo che, questa volta, lei non avrebbe ceduto a quella sensazione di oblio mentale dettato unicamente dal dolore misto al sangue che stava perdendo dalla ferita, oramai riaperta, sulla sua schiena.
view post Posted: 27/12/2011, 00:36 My life is damned - Misty Tavern
Alexandra rimase sbalordita da quanto vide fare a Sam. Estrasse pure lui un'arma da fuoco e, con essa, sparò al demone che non la stava tenendo bloccata alla parete. Lo sguardo di lei non si allontanò dal ragazzo, seppur sentisse che l'aria le mancava sempre di più. Doveva evitare di parlare e pensare a come tirarsi fuori da quella situazione. Non poteva di certo sparare. Non sentiva il suo corpo. Non poteva dare un calcio a quell'essere che aveva di fronte. Non poteva fare nulla e la cosa la faceva adirare e non poco.
Ritornò a guardare in volto il demone che, come risposta alle parole di Sam, si mise a ridere, attento a non allentare la presa psichica sulla ragazza. Lo sguardo di lei si era assottigliato, quasi volesse fulminarlo con esso. Seh, magari avesse potuto. Allora sì che sarebbe riuscita a liberarsi
Lei sperava con tutta se stessa che quel demone non dicesse nulla, ma così non fu, infatti quella presenza proferì eccome parola.
« Prendi le difese di una sconosciuta che potrebbe essere una di noi. Tu che ne sai? Solamente perché hai un'arma in mano non significa che io debba dirti quello che è in realtà questa ragazzina. » - lo sguardo di quel demone divenne più sicuro e si posò per qualche istante su Alexandra - « Però mentire non rientra nei miei piani odierni, quindi mi sento costretto a passare alla conclusione di quest'incontro. »
Alexandra si ritrovò a guardare Sam per qualche istante, poi a guardare, nuovamente, quel demone sadico che non la lasciava andare da quella presa psichica. Sentì la schiena bruciarle come quella notte di anni prima e quasi pregò per far cessare quel dolore. La cicatrice sulla schiena. Quello era il suo unico punto debole, oltre al freddo che stava provando in quel vicolo.
« Crepa. »
Disse soltanto a quella presenza demoniaca mentre il dolore lancinante la pervadeva. Non poteva essere stato così tanto sadico. Non spettava a lui quel compito, vero? Spettava al suo superiore. Almeno così credeva lei.
« Dovresti ringraziarmi che io sono più delicato di chi tu ben sai. »
Lo voleva togliere di mezzo con tutte le sue forze, ma ne era impossibilitata. Già era un casino controbattere il dolore senza urlare o imprecare, figuriamoci muovere solamente un dito. Quel demone era stato troppo furbo per i suoi gusti.
Ad Alexandra rimaneva solamente sperare che Sam non si facese scrupoli e che togliesse di mezzo quel demone.
view post Posted: 26/12/2011, 23:32 My life is damned - Misty Tavern
Lo sguardo di Alexandra continuava a vagare, freddo e razionale, tra Sam e quei due demoni che non volevano proprio togliersi dalla faccia quei sorrisetti beffardi, quasi loro si ritenessero i padroni del mondo.
Fremeva dalla voglia di sparare in fronte ad uno dei due per far fuggire l'altro, ma, se l'avesse fatto, avrebbe perso il lavoro per direttissima. Doveva giocarsi bene le sue carte.
Fu Sam, invece, a fare la prima mossa per portare fuori quei due. Ottimo. Se ora l'avessero ucciso, la ragazza l'avrebbe avuto sulla coscienza.
Rimase immobile a guardare uno dei due, quello spintonato da Sam, girarsi verso la porta ed uscire. L'altro fece per seguirlo ed Alexandra, suo malgrado, abbassò la guardia portando lo sguardo su Cheryl. Era corsa da Jake. Ottimo. Almeno lei era al sicuro, per il momento. Diede pure un'occhiata a Roy, il quale le fece cenno di guardarsi alle spalle, ma non fece in tempo. Si sentì come se qualcuno le stesse stritolando lo stomaco. Non lo diede a vedere mentre sentiva l'aria cominciare a mancarle dato che quella presa si era estesa pure ai polmoni. Si girò a guardare quel demone che sogghignava mentre teneva le mani in tasca. Fece un paio di passi verso di lui, ma non ce la fece a raggiungerlo. Si ritrovò a volare letteralmente oltre la porta ed andare a rovinare contro i mattoni dello stabile di fronte al locale dove lavorava.
Come cadde a terra il respiro le tornò e si rialzò imprecando nella sua mente come non mai. Quei due sapevano, come minimo, cosa le aveva fatto il torturatore infernale. Non a caso la stavano sbattendo di schiena qua e là, manco lei fosse la sfera di un flipper.
« Torna dentro... Prima che ti facciano... Davvero... Del male... »
Mormorò a Sam una volta che si fu rialzata, seppur dolorante. Il ragazzo accanto a lei poteva essere grande e grosso quanto voleva, ma non sapeva, come minimo, cosa fossero quei due energumeni. Uno dei due le si avvicinò e la prese per il collo stringendoglielo e lei, finalmente, potè estrarre una delle due armi che aveva tra la camicia ed i jeans. La puntò contro il petto di quellessere, ma non sortì nessuna reazione in lui.
Ormai priva d'aria, tolse la sicura e sparò, ma colpì solamente ad una spalla. Cadde a terra e riprese fiato.
« Le domande... Per favore... Falle dopo. »
Disse a Sam mentre, facendo leva su di un ginocchio e sul muro alle sue spalle, si rialzava, ma non osava minimamente rimettere in tasca l'arma che aveva in mano.
Il demone mostrò nuovamente i suoi occhi totalmente neri e la immobilizzò, con un gesto della mano, contro al muro alle spalle di lei per poi dirle che ora si sarebbe divertito sul serio.
« Non... Aspettavo... Altro... »
Concluse con il poso ossigeno che le affluiva ai polmoni a causa di quella presa psichica. Un sorrisetto beffardo dipinto in volto.
view post Posted: 26/12/2011, 22:36 My life is damned - Misty Tavern
L'aveva presa in braccio per farla rialzare. Ora sì che Alexandra era in imbarazzo e non era proprio da lei. Certo. Lei era una ragazza tutta d'un pezzo che non si lasciava sopraffarre dalle emozioni, eppure si era sentita pervadere dall'imbarazzo prima di essere riadagiata in piedi.
Doveva tornare a ragionare a mente fredda e anche alla svelta se non voleva che uno di quei demoni la togliesse di mezzo o che togliesse di mezzo qualunque soggetto presente in quel locale.
Proprio in quel momento quel demone scattò per colpirla, ma Sam si frappose tra quel tipo e lei, la quale rimase ulteriormente allibita da tale gesto. Mai nessuno si era comportato in quel modo per salvarla da qual si voglia situazione e, di certo, la cosa le risultava assai nuova.
« Diavolo... ! »
Si ritrovò a mormorare a denti stretti, quasi sussurrando quando notò il pugno che Sam incassò. Si riavvicinò a lui e gli si mise accanto. Non si sarebbe mossa manco a pagarla a peso d'oro. Oramai il suo orgoglio le diceva di rimanere in quel preciso punto e non si sarebbe mossa.
« Lui non centra. » - sibilò seria come non mai mentre guardava malissimo quei due soggetti - « Concludiamo questa discussione fuori da qui. »
Sapeva perfettamente di essere una mina vagante a prescindere dal suo comportamento, ma Sam non centrava nulla con quella sorta di faida agli albori. Era lei che volevano, non lui. ALmeno così lei pensava.
Lanciò una rapida occhiata a Sam per vedere se stava meglio, per poi tornare a guardare quei due soggetti demoniaci. CI mancava solamente quella bella trovata in quella serata. Alexandra non temeva per quello che avrebbero potuto farle quei due demoni, piuttosto non osava pensare a quello che le avrebbe detto il suo capo se la cosa fosse degenerata ulteriormente all'interno del locale con un cliente coinvolto.
view post Posted: 26/12/2011, 01:20 My life is damned - Misty Tavern
Nella mente della giovane vorticavano fin troppe imprecazioni che avrebbero potuto far costernare qualunque essere umano o meno presente sulla faccia della Terra. Sì, era una ragazza con il tatto di un elefante in una cristalleria appena inaugurata. No. Non era sempre così; solamente quando le faceva male la cicatrice lungo la schiena. Quel dolore liberava una parte di lei che non voleva mai e poi mai lasciare a piede libero anche perché non la rendeva per nulla lucida e, di certo, nella sua vita doveva esserlo sempre e comunque.
Stava cercando di rialzarsi quando vide quel ragazzo - Sam, se si ricordava bene - comparire nel suo campo visivo. Rimase per qualche secondo allibita. Non riusciva quasi a capacitarsi che qualcuno stesse cercando di dare una mano a lei. Proprio a lei che era un maschiaccio, che faticava a dire "per favore" e che viveva in una stanza di motel perché voleva vendicarsi con il torturatore dell'Inferno in persona per via della cicatrice che le percorreva prepotentemente la schiena.
« Non ne ho biso... »
Cominciò a pronunciare mentre abbozzava un sorriso per le parole di quel ragazzo. Peccato che una fitta alla schiena la obbligò a sopprimere quel piccolo miracolo che si era disegnato sul volto di lei. Strinse i denti e non rivelò il suo reale dolore. Mai lo rivelava. Era quasi come se rivelare ciò la rendesse più vulnerabile di quanto già non fosse.
« Grazie. »
Concluse, infine, sentendo quella parola pesare quanto un masso mentre la pronunciava, ma non ci fece molto caso. Quel ragazzo sembrava a posto. Non doveva preoccuparsi di lui, piuttosto doveva controllare quei due tipi alle sue spalle che non lo stavano di certo adorando per quella sua entrata in scena decisamente cavalleresca.
« Torna al bancone prima che ti facciano del male. »
Disse a denti stretti sperando che i due demoni alle sue spalle non la sentissero. Non voleva quel ragazzo sulla coscienza. Già doveav parare il fondoschiena a quella ragazza fin troppo leggera di Cheryl. Non poteva accollarsi pure Sam. Non per lui, ovviamente, ma con la schiena che si ritrovava, poteva salvare solamente una persona per volta.
Chi cavolo se lo aspettava che due demoni grandi e grossi si presentassero, proprio quella sera, in quel pub?
Come Alexandra non si aspettava che uno di loro la prendesse per un braccio e la facesse girare verso di lui dicendole che c'era qualcuno che la cercava. L'orgoglio di lei si infervorò. Non aspettava altro. Peccato che quel luogo fosse troppo affollato e non potesse chiedere altro con riferimenti espliciti a quel soggetto, ma poteva tergiversare platealmente.
« Sa dove trovarmi. Digli che venga direttamente lui la prossima volta, se ha coraggio. »
Era il suo orgoglio a parlare attraverso quelle parole pronunciate in un sibilo pungente e sprezzante. Non voleva passare per una poco di buono agli occhi di nessuno. Aveva bisogno di quel lavoro per pagarsi il motel, oltre al mantenere se stessa e pagarsi la benzina per la sua adorata Harley.
Cercò di scrollarsi di dosso quella mano possente che le stringeva ancora il braccio, ma non ottenne nessun risultato degno di nota.
Voleva estrarre una delle due armi che aveva con sé, ma, se l'avesse fatto, sarebbe stata licenziata. Era proprio nei casini quella volta.
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