Misty Hill GDR

Don't judge me, please

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view post Posted on 2/1/2012, 23:40
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Continua da: My life is damned.

Alexandra era troppo spossata, sentiva le palpebre pesanti e, di certo, avrebbe volentieri ceduto presto al sonno. Fortuna volle che Sam parlasse proprio in quel momento e la riportasse sulla Terra mentalmente parlando. Fino a quel momento era riuscita a non cedere a quel sonno così pressante, eppure, pochi istanti prima, stava per lascirsi andare a ciò. Non doveva, ma era più forte di lei. Appoggiò la testa al sedile mentre sentiva il motore fermarsi.
Poco dopo percepì il freddo fuori dall'abitacolo ed, infine, le braccia di qualcuno che la sollevavano. Si obbligò ad aprire un occhio, seppur pigramente e si ritrovò il volto di Sam decisamente fin troppo vicino al suo. Avrebbe scattato se non fosse così mal ridotta, oltre a fidarsi, oramai, di quel ragazzo.
Si aggrappò leggermente a lui, attenta a non muovere più di tanto la schiena, mentre lui cercava le chiavi per aprire la porta di quella stanza.
La adagiò sul letto e cominciò a parlarle. Addio amatissimo - e dannatissimo, al contempo - oblio.
« Grazie. » - mormorò una volta che non si sentì più addosso nè il pullover, nè la camicia - « Mi conosci appena, eppure ti stai facendo in quattro per darmi una mano. »
Un sorriso decisamente sarcastico le si dipinse sul volto mentre sentiva ancora la sua testa leggera e vacua. Non sapeva che pesci pigliare. Sapeva solamente che non doveav addormentarsi. Doveva stare sveglia e vigile. Non voleva far preoccupare ulteriormente Sam dopo tutto quello che lui stava facendo per lei.
« Fai quello che devi. Non ti preoccupare, non dirò nulla. »
Concluse in rispsta alle parole del ragazzo. Heath era stato decisamente più brusco di Sam. Erano decisamente circostanze differenti. Ai tempi Heath era mal ridotto e, di certo, non era riuscito a ricucire al meglio la schiena della sorella. Sam, di certo, avrebbe fatto di meglio.
 
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Lorelay
view post Posted on 3/1/2012, 15:19




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Sam si rimboccò le maniche e rimase inizialmente in silenzio alle prime parole di Alexandra, poi immergendo l'asciugamano ancora una volta nella bacinella d'acqua, prima di passarlo sulla schiena a rimuovere il sangue, disse semplicemente:
"Già, ma anche tu prima mi hai reso un favore... ok non è la stessa cosa, ma è il concetto che conta, perchè non farlo piuttosto?"
Lo disse con estrema semplicità, come se non ci fosse altro da aggiungere a quel principio messo nero su bianco con tanta disinvoltura, in fondo non esistevano alternative nel suo modo di pensare, se si poteva aiutare qualcuno non c'era nemmeno da pensarci mezza volta, lo si faceva e basta. E lui, insieme a Dean, essenzialmente passavano il tempo facendo esattamente quello: aiutare. Beh certo, la cosa era direttamente correlata all'uccidere creature soprannaturali, ma il risultato era lo stesso.
Ad ogni modo, dovette cambiare l'acqua un paio di volte e sterilizzare l'ago per ricucire la ferita, ma prima ancora passò del whiskey sulla ferita stessa per disinfettarla con l'unica cosa a base di alcool presente nella stanza.
"Questo brucerà molto...tieni, mordi qui"
Le disse con voce seria, pacata, affatto tranquilla in realtà, non era cosa da poco affrontare una cucitura di quel genere. Le passò un pezzo di corda, una delle tante che erano sempre pronte ad ogni evenienza, e le disinfettò la ferita, per poi apprestarsi ad iniziare la procedura per i punti. Fortuna vuole che di quei materiali da pronto soccorso lui ed il fratello non erano mai a corto.
Solo dopo un po' che la cosa fu iniziata, riprese a parlare, forse allo scopo di farla distrarre, ma anche per pura e semplice curiosità.
"Ebbene... prima hai accennato 'a dopo le domande', se ce la fai a parlare...potresti iniziare col dirmi che diavolo ci facevi a servire in un bar con la schiena conciata in questa maniera, è un miracolo che tu fossi ancora in piedi, in ospedale non ti hanno forse legata al letto? Avrebbero dovuto..." - commentò, la critica non era affatto aspra, un po' ironica e un po' a paternale come tipico suo, perché lui era quello con "la testa sulle spalle", e i "piedi per terra", rispetto al fratello.
 
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view post Posted on 3/1/2012, 19:42
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Un sorrisetto le si dipinse sul volto. Non era mai stata il tipo che ringrazia il suo prossimo se non obbligata da cause di forza maggliore, eppure, quella volta, si era sentita di farlo. Non era proprio da lei. Decisamente quella era una serata fuori dal comune, a partire dal fatto che lei avesse semplicemente parlato con quel ragazzo senza mandarlo a quel paese a priori. Effettivametne quello era un passo avanti per il suo caratteraccio.
« Chiunque, al tuo posto, conoscendomi, mi avrebbe lasciata in quel vicolo a crepare per non avere rogne. »
Concluse per poi chiudere gli occhi e stringere i denti, mentre serrava le mascelle l'unca contro l'altra. Non voleva imprecare, non voleva mostrarsi debole. Continuava a ripetersi che aveva già provato quel dolore, che presto tutto si sarebbe placato, ma quelle erano solamente parole nella sua mente. Pagliativi, a prescindere che essi fossero validi o meno.
Prese la corda che quel ragazzo le passò e la guardò per qualche istante. Heath aveva preferito, anni prima, che lei, piuttosto, offendesse ogni genere di cosa o presenza le passasse per la testa, ma allora era decisamente più giovane. Era cresciuta. Doveva farcela a resistere, ma quando sentii quel liquido percorrere la ferita, piuttosto che urlare o offenedre qualche Santo ad alta voce, si mire in bocca quella corda e la morse con tutta la forza che aveva in corpo, attenta, comunque, a non contorcersi, riprendendo quella sorta di opera di convincimento mentale che comprendeva il farle capire che lei era una persona forte e tutto ciò che tale pensiero concerneva.
« Da sette anni sono ridotta in questo... Stato. Non posso... Lamentarmi. » - si fermò di parlare per qualche istante per trattenere un'imprecazione per nulla femminile e riprendere fiato - « Non sono mai andata all'ospedale... Per questa ferita. » - altra pausa dettata dal dolore per nulla espresso che lei ricacciò serrando le labbra - « Mio fratello mi ha rimesso... In sesto. »
Rispose a quell'ironia espressa da Sam. Non riusciva a parlare granché, ma riusciva a percepire quell'ironia. Almeno riusciva ancora a pensare in modo autonomo senza che il dolore la mandasse totalmente in tilt come era successo sette anni prima.
 
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Lorelay
view post Posted on 3/1/2012, 20:40




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"Stai scherzando vero?"
Chiese Sam in tutta risposta alle sue parole, davvero non poteva credere a quanto la ragazza stesse dicendo, glielo si poteva leggere in volto. Poi scosse il capo, ben convinto che no, non avrebbe smentito la precedente affermazione. In tutto ciò non si fermò nemmeno un istante dal suo intento di ricucirla; la mano era ferma, abituata a quel movimento attento e ripetitivo dei punti, delicata quanto bastava a far capire che non era la prima volta che si dilettava in un'operazione del genere.
Sospirò osservandola un istante verso il viso, aveva fermato la mano per prendersi una pausa molto breve atta a fargli capire quanto ancora mancasse.
"Penso che... dovresti comunque passare in ospedale, o trovare un buon contatto per altre vie, hai bisogno che questa ferita venga controllata seriamente, come si deve e da qualcuno che ci capisca."
Disse ancora, con quel tono alla paternale che Dean tanto odiava. Era più forte di lui, preoccuparsi per gli altri era quanto di più naturale potesse esistere, lo faceva da una vita ed era stato proprio Dean volente o nolente ad insegnargli cosa significasse prendersi cura di qualcuno.
"E come avrai capito...beh non sono 'chiunque', e nemmeno te mi sembri 'chiunque', quindi tagliamo corto, avevi dei conti da regolare con quella gente?"
Chiese prendendo il discorso alla larga, senza porre subito sul piatto l'argomento "demoni" per vedere dove si sarebbe andati a parare, ben sospettoso sulla casualità dell'evento e con molti dubbi al seguito.
Finì di cucirla sul nascere della sua risposta, ma non la fece muovere, ora avrebbe dovuto porre un cerotto chirurgico a protezione dei punti e sarebbe poi passato ad una fasciatura di emergenza.
 
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view post Posted on 3/1/2012, 21:45
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A quelle parole, qualcosa scattò in Alexandra, ma non si mosse da quella posizione, nella quale si trovava. Lei stava... Scherzando?! Assolutamente no. Lei era serissima. Se solo Sam avesse saputo chi - o cosa, per meglio dire - le desse la caccia, allora sì che le sarebbe stato lontano. Non osava pensare nulla in merito. Gli doveva delle spiegazioni, quello era poco, ma sicuro, eppure non se la sentiva di dire nulla in merito. Non voleva che sparisse come avrebbe fatto qualunque altra persona al posto di quel ragazzo.
Tornò a mordere la corda con tutta se stessa mentre lui continuava a ricucirla. Solamente quando si fermò, si rese conto che era decisamente più esperto di suo fratello Heath e la cosa la allarmò e non poco. Sam era un cacciatore come lei, quello era scontato, oramai, ma lei non riusciva a capacitarsi di quella calma nel ricucirla. Era come se non facesse altro nella sua vita.
« Non posso avvicinarmi nemmeno ad un qualunque ospedale. Lo capisci pure tu. »
Sapeva perfettamente che lui non poteva vederla in volto, molto probabilmente fu quel ragionamento a far sì che lei distogliesse lo sguardo da davanti a se stessa.
« Non potrei di certo dire ad un'infermierina che mi sono fatta male in casa, ti pare? »
Constatò per poi tornare a tacere mentre lui finiva, finalmente, di ricucirla. Ora sì che si ricordava l'agonia che aveva provato sette anni prima e, di certo, quel dolore fomentava fin troppo bene la rabbia di Alexandra; rabbia che si tramutava deliberatamente in vendetta recondita verso quel torturatore infernale che tanto odiava.
« Non con loro in particolare; con un esimio loro superiore. »
Sarcasmo pungente e voglia di vendetta a mille. Ecco cosa provava Alexandra, mentre aspettava che Sam concludesse l'opera. Avrebbe dovuto chiamare suo fratello, se non, meglio, suo padre e dirgli quanto era successo, seppur sapesse di non voler essere un peso per la sua famiglia.
 
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Lorelay
view post Posted on 3/1/2012, 22:17




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Ovvio, non poteva vederla in viso, e quindi direzionava la sua attenzione all'altezza della sua nuca mentre le si rivolgeva. Ma poi si era alzato alla ricerca di uno dei tanti kit di pronto soccorso sotterrati tra i panni nella valigia, e uno sguardo veloce glielo aveva rivolto, accovacciandosi poi accanto al letto alla ricerca del cerotto chirurgico.
"Potresti inventarti un qualsiasi incidente autostradale o di altro genere avuto all'estero o... okay è una vera e propria cazzata questa."
Ammise a malincuore, sorridendo poi soddisfatto nel tirare fuori il kit, al punto di esclamare con noncuranza un "Oh sì, trovato...pensavo di essere rimasto senza..."
Poi si voltò verso Alex ancora col sorriso sulle labbra per quella "scoperta" che gli aveva alleggerito qualche preoccupazione, e si rimise accanto a lei sul letto per proseguire la medicazione. Con assoluta delicatezza srotolà il cerotto appositamente impiegato per i punti, e glielo fissò alla pelle ripulita ed asciutta. Quindi dovette estrarre dal kit la garza per iniziare la fasciatura, e a quel punto guardò di nuovo Alex sentendo l'imbarazzo pronto a ripresentarsi, al pensiero di doverle sfiorare ripetutamente la pelle per i giri di garza. Inspirò a fondo e riprese a parlare come nulla fosse, distogliendo un attimo lo sguardo.
"Insomma mi pare di capire che sei del mestiere" - commentò un po' amaramente proseguendo -
"Di ragazze sceme ne ho conosciute tante, ma tu le batti tutte. Ti ha mai detto nessuno che sarebbe prudente essere almeno in due a fare una cosa simile? Senza nulla toglierti ma... una ragazza? E da sola?"
Scosse il capo come a non voler credere all'evidenza, lei scontrarsi con dei demoni? Se era difficile per lui ed il fratello, non poteva pensare che sarebbe stato più facile per altri, specie per una ragazza. Approfittò del momento di chiacchiere per iniziare a passarle la garza attorno al busto, ben attento a non buttare troppo l'occhio sulla pelle nuda ma a concentrarsi sull'aspetto razionale e pratico del soccorso. Sì beh, non era proprio abituato ad aver a che fare con ferite sul corpo di donna.
 
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view post Posted on 3/1/2012, 23:43
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Non riusciva a spiegarselo, eppure quel ragazzo riusciva a farla ridere. Si trattenne dal farlo per non offenderlo, eppure sentiva che voleva lasciar libera quella risata appena accennata e così fece. Soppresse, comunque, quella risata quasi subito. Non voleva risultare inopportuna. Seppur fosse un maschiaccio, suo padre le aveva impartito un'educazione degna di nota.
Alzò appena lo sgaurdo per incrociare quello di Sam mentre si ricomponeva e lui cercava il cerotto da porle sulla cicatrice appena ricucita.
« Come minimo mi farebbero il test per vedere quanto ho bevuto. Non ho una ferita... Convenzionale. Non voglio un dottorucolo sulla coscienza. »
Si alzò sino a sedersi sul letto, quasi cercando di lasciare più spazio libero per le manovre attente e curate di quel ragazzo. Heath era decisamente più frettoloso in quel genere di cose, eppure i punti del fratello erano durati ben sette anni senza intoppi degni di nota.
Allontanò lo sguardo appena lui cominciò a girare intorno a lei per fasciarla. Sì, era in imbarazzp. Quel maschiaccio di Alexandra Maya Cross era in imbarazzo e stava pure leggermente arrossendo, seppur stesse facendo di tutto per ricacciare quel rossore alle gote.
« Sei fortunato che ti devo un favore enorme dopo questa sera, altrimenti ti avrei già preso a calci. Non sono una ragazza scema, capito? »
Gli disse guardandolo in volto. Lei odiava essere definita in quel modo. Quando andava a scuola a Cabot Cove in molti la chiamavano in quel modo solamente perché non aveva rapporti umani con nessuno, ma a lei andava bene essere sola. Aveva visto cose che un normale adolescente vedrebbe solamente in C.S.I. o in telefilm di quel genere.
« Mio padre me lo diceva sempre, ma poi ha capito che la compagnia di mio fratello è fin troppo deleteria per la mia salute, quindi... Meglio sola che male accompagnata. »
Alexandra notò quasi subito quanto lui stesse lottando con se stesso per non guardare il corpo di lei. Non aveva un fisico degno della copertina di qualche rivista, ma si sentiva bene con la sua linea, cicatrici a parte, ma quelle erano incluse nel pacchetto del buon cacciatore, no? Prendere o lasciare.
 
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Lorelay
view post Posted on 4/1/2012, 18:51




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"Questo, lascia che siano i fatti a deciderlo" - rispose al suo accennare al non essere scema, accompagnò la frase con un debole sorriso, sottolineando che sotto sotto stava facendo solo un po' di ironia, nonostante ci fosse una forte vena di serietà di fondo.
Cercò di tenersi quanto più distante, sebbene quell'operazione facesse sì che il suo volto stesse più o meno all'altezza della spalla sinistra della ragazza, e con rapidi movimenti dopo aver preso il corretto "via" per fasciarla nella maniera giusta, finalmente concluse quella piccola tortura all'imbarazzo di entrambi, fermando la fasciatura con i gancetti appositamente studiati allo scopo ed un aggiuntivo pezzetto di cerotto per evitare che gli si impigliassero ai vestiti, e la lasciò a ricoprirsi voltando le spalle nel futile tentativo di svagare.
Si accucciò accanto al letto rificcando tutto dentro la valigia e proseguì nel suo discorso alzando solo un bel po' dopo lo sguardo ad Alexandra.
"Questo tuo fratello d cui parli non sembra rivestire un ruolo fondamentale nella tua vita eh? Vorresti davvero dirmi che te ne vai in giro da sola a dire parole poco carine a individui come quelli? Guarda, ripeto che secondo me un po' scema lo sei... e quando starai bene potrai pure provare a picchiarmi, ciò non cambierà la questione. Ad ogni modo ti fermerai qui per stanotte, non sento ragioni."
Disse inarcando appena le sopracciglia con quel fare da saputello che tanto lo caratterizzava, si avvicinò al tavolino a ridosso della parete della stanza di fronte ai due letti singoli, lì di lato c'era un frigo da cui estraette una bottiglietta d'acqua che aprì e passò ad Alex riavvicinandosi.
"Bevi un po', hai bisogno di sali minerali e vitamine ma... per quest'ultime credo che dovremo aspettare fino a domani"
 
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view post Posted on 4/1/2012, 21:13
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Inarcò un sopracciglio, altamente scettica per quanto riguardava le parole appena pronunciate da quel ragazzo. Lei era impulsiva, testarda, orgogliosa e tante altre cose che potevano determinare il proseguire o meno della sua vita nel caso in cui si fossero presentate nel momento sbagliato, eppure odiava totalmente chi le dava della scema. Peccato che dovesse un favore enorme, se non la vita, a quel ragazzo e, di conseguenza, faceva di tutto per farselo andare a genio a prescindere da quelle parole.
Rimase ferma ed immobile mentre lui, decisamente in imbarazzo, continuava a fasciarla, sempre attento a non far incrociare il suo sguardo con il corpo di lei.
Quando Sam concluse l'opera, Alexandra si sentì leggermente libera dall'imbarazzo di lui. L'aveva quasi costretto a quella situazione decisamente poco gestibile, anche se, ad essere sincera, lei non gli aveva esplicitamente chiesto aiuto e lui, se non la voleva tra i piedi, poteva sempre lasciarla dove si trovava.
Poi sentì parlare di Heath e si irrigidì appena. Gli aveva dato la caccia per un intero anno e, di certo, non si era divertita a fare ciò. Il solo ricordare quei momenti le faceva ribollire il sangue di odio.
« E' quasi completamente colpa sua se ho questo bel souvenir lungo la schiena. » - sul volto di lei si dipinse un sorriso amaro - « Di certo non sono così autolesionista dall'adorare uno stupido come lui. »
Il suo sguardo si posò su quello del proprietario di quella stanza di motel. Non sapeva davvero come spiegarglielo. Pure suo padre reputava la sua scelta di essere lei a dare la caccia a quel demone di alto rango fosse un suicidio preannunciato, eppure lei voleva la sua vendetta e non si sarebbe di certo fermata.
« Non mi diverto. Voglio solamente chiudere in fretta la partita con Mister Tortura in seconda, poi potrò pensare seriamente a cercare di riavere una vita nella media, sempre che tale opzione sia possibile nella mia esistenza. »
Si fermò di parlare quando focalizzò il pensiero che avrebbe passato la notte in quella stanza. Non dovea pensare, non lo faceva mai se non obbligata, eppure non ce la face a bloccare quei pensieri che erano nati nella sua testa. No. Quel ragazzo non era un porco, altrimenti non avrebbe osato nemmeno imbarazzarsi quando la fasciava. Doveva solamente convincersi di ciò ed il gioco sarebbe stato da considerarsi fatto.
« Ed il tuo... Compare dove lo metti a dormire, scusa? Non vorrai cacciarlo per stanotte a causa mia, spero. »
Pronunciò mentre lui stava avanzando verso quello che, apparentemente era un frigorifero e ne estraeva una bottiglietta d'acqua.
« Grazie. »
Disse solamente a Sam dopo aver tentato di infilarsi nuovamente la camicia sporca di sangue che indossava poco prima. Rinunciò completamente a portare al suo compimento quell'impresa dato che la schiena le faceva fin troppo male e, di certo, non voleva distruggere l'operato di quel ragazzo che era stato tanto gentile con lei conoscendola da neanche mezza giornata.
« Ehm... Avresti una maglia o una camicia da prestarmi per questa notte? »
Chiese leggermente imbarazzata per poi cominciare a sorseggiare l'acuq all'interno della bottiglietta che aveva in mano.
 
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Lorelay
view post Posted on 4/1/2012, 23:05




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Sam ascoltò le parole a seguire della ragazza tornando a prendersi qualcosa per sé dal frigo, più specificatamente...una birra. La aprì e inizio a sorseggiarla, sedendosi sul letto di fronte al suo, crucciò un po' lo sguardo quando Alex accennò al "ricordo" sulla schiena, esitante dapprima, si fece avanti con la domanda poco dopo.
"Se ti va di parlarne..." - abbassò lo sguardo e la indicò con un cenno con la mano che teneva la birra, per poi proseguire scuotendo il capo - "...o fa finta che non ti abbia detto nulla, non sarà certamente un bel ricordo da condividere con qualcuno. Ah! Piuttosto..."
Si alzò frettolosamente posando alla scrivania accanto al frigo la lattina di birra, frugò nel cassetto e riprendendo anche la birra, si avvicinò di nuovo ad Alex porgendo una scatolina di medicinali.
"Antibiotici, prendine uno ora, uno domani alla stessa ora...sono antibiotici piuttosto forti ma eviteranno che ti salga la febbre per quella e che ti possa prendere una qualche infezione...visto che la strada nel vicolo non era questo esempio di pulizia. Per mio fratello invece non c'è nessun problema, in questi giorni sta facendo dei giri e in più l'ho avvertito della tua presenza, sa che i feriti hanno la precedenza."
Ammise con una distintissima serietà, insomma, non c'era una parola che desse da pensare a superficialità o scherzo da parte di Sam, era tanto sincero quanto apparentemente (e forse non solo in apparenza) gentile.
Non tornò a sedersi se non dopo averle passato una sua camicia, molto più semplice da infilare rispetto a una qualsiasi maglia, la aiutò ad infilarla senza farsi ulteriori problemi, la necessità era necessità. Tuttavia quando si risedette sul letto abbassò lo sguardo sentendo di essere a corto di parole. Dopo un bel po' di secondi di silenzio tra i due...riemerse dallo stesso accennando al discorso sulla caccia e sulla vita normale.
"Dì...ma tu ci credi davvero di poterti permettere una vendetta e tornare poi ad una vita normale?" - sorrise in maniera amara, come se tutta quella storia dovesse essere un triste scherzo.
 
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view post Posted on 7/1/2012, 00:40
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Non sapeva davvero se raccontare o meno di un torturatore infernale e delle sue scorrerie. Non voleva inquietare quel ragazzo, seppur lui fosse della stessa pasta di lei, pure lui era un cacciatore, ma lei non se la sentiva, almeno per ora, di rivelare il suo passato. Lui l'aveva aiutata e molto, eppure non sapeva se raccontare fosse la cosa giusta da fare, poi vide lui andare verso il cassetto del comodino ed estraendone una scatolina di medicinali. Oh, bene, ottimo. Aveva trovato una persona apprensiva quasi come suo padre. Non sapeva se apprezzare quei gesti - cosa che avrebbe dovuto fare - o se ignorarli totalmente e continuare con quella sua facciata da dura ed esterna alla situazione. No. La seconda opzione se l'era già giocata da tempo. Di conseguenza prese la pillola che le aveva consegnato il ragazzo e ci bevve dietro dell'acuq per digerirla il più velocemente possibile.
« Sei troppo previdente, lo sai, vero? »
Gli chiese quasi retorica abbozzando un sorriso sarcastico mentre si riportava la bottiglietta d'acqua alle labbra. Sì, aveva davvero sete, quello non era un gesto dettato incondizionatamente dalla situazione.
« La mia è una storia triste, crudele e cinica, non so se può interessarti. »
Concluse guardandolo in volto. Non voleva ritrovarsi a raccontare della sua vita - sì, oramai si era convinta che doveva farlo in quanto Sam aveva fatto fin troppo per lei e delle spiegazioni gliele doveva eccome - se lui non voleva veramente saperlo. Quella presemssa le serviva per sondare il terreno. Non se la sentiva proprio di ricordare tutto per niente. Alcuni ricordi ancora le facevano male, seppur lei non lo ammettesse mai a nessuno - quasi nemmeno a se stessa -.
« Ci spero, anche se so che è pressoché impossibile. »
Ammise abbozzando un sorriso amaro che nascondeva palesemente il suo risentimento per quella vita che l'aveva scelta e non era stata Alexandra a scegliere, per poi riportare la sua attenzione sulla bottiglietta d'acqua che aveva in mano, dopo aver appoggiato la confezione di medicinali sul letto, accanto a lei.
 
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Lorelay
view post Posted on 7/1/2012, 02:32




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"Non ci stiamo combattendo l'un l'altro, che bisogno ho di essere imprevedibile in fondo?"
Disse lui in tutta risposta, con estrema naturalezza seduto sul suo letto, la birra in mano a riposo sul proprio ginocchio mentre osservava Alex con un misto tra preoccupazione e curiosità, di donne cacciatrici conosceva solo Jo e sua madre, beh più o meno, comunque non ne capitavano molte ad incrociare la strada sua e di suo fratello e la propria reazione di immensa curiosità era quindi più che lecita. Ma alle sue successive parole gli si adombrò lo sguardo, ben comprendendo quanto certe storie possano pesare sulle coscienze e sui ricordi personali di chi, come loro, finiva in quel dannato girone infernale senza ritorno.
"Onestamente? Mi può interessare nella stessa misura in cui ti può interessare raccontarlo...il che, tradotto, vuol dire che se non ti senti, non importa, non sarà importante nemmeno per me. Sono qui, se vuoi ti ascolto...chissà, a volte serve qualcuno con cui sputare via un po' di veleno...ne so qualcosa."
Disse dopo una breve ma attenta riflessione, facendo direttamente riferimento a sé stesso a alle sue stesse esigenze, in fondo è quello che si sarebbe detto da solo, se non fosse stato...sé stesso. Ragionamento intricato ma semplicissimo, basato sul non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso. Antichi insegnamenti, piuttosto famosi, sempre validi. In poche cose poteva credere, e quella era una di queste. Poi sorrise amaro all'ultima affermazione, annuendo in silenzio nel condividere quel pensiero.
"Già...hai perfettamente ragione su questo." Una cosa amara da ammettere, ma sarebbe stato stupido fare il contrario.
 
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view post Posted on 7/1/2012, 03:14
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Un sorriso quasi sincero - miracolo se si conoscevano gli standard di Alexandra, la quale sorrideva solamente in due modi: o sarcasticamente, o beffardamente - si dipinse sul volto di Alexandra alle parole del ragazzo seduto di fronte a lei. Lei non era il tipo, decisamente, da perbenismi o cose del genere. No, non era una ragazza leggerea e dai facili costumi, ma non era più abituata ad essere carina con il suo prossimo e, di certo, quel ragazzo la stava migliorando, seppur lei non sapesse proprio il motivo di tale cambiamento improvviso dopo anni di personalità chiusa e ribelle al cento per cento.
« Potresti, semplicemente, non fidarti di me in quanto sono stata un valido anti-stress di uno dei torturatori dell'Inferno. »
Ammise come se nulla fosse, mentre il sorriso sincero diveniva, piano piano, amaro. Non sapeva proprio cosa pensare anche perché se raccontava a Sam la sua storia rischiava di farlo rientrare a sua volta in quel gran chaos e lei, di certo, non voleva che ciò accadesse. Non sapeva proprio se cominciare a parlare o meno, seppur una premessa sostanziosa l'avesse fatta eccome qualche istante prima.
« Sono quel che sono da quando avevo circa 16 anni. » - cominciò mentre un sorriso amaro le si delineava sul volto - « In realtà avrei potuto seguire questa strada dalle elementari, quando trovai mia madre in un lago di sangue, ma dovetti diventare una cacciatrice a 16 anche perché mio fratello tentò di farmi fuori. » - la mano sinistra corse alla spalla destra, quasi a voler sfiorare la cicatrice, oramai rimarginata, che Alexandra aveva subito dal suo stesso fratello maggiore posseduto - « Era stato posseduto ed io dovetti arrendermi all'evidenza e diventare una cacciatrice come lui e come mio padre. Nostro padre salvò mio fratello dopo un anno di possessione demoniaca e quello fu l'inizio dello scempio. Uno dei torturatori dell'Inferno mi trovò una sera. Voleva mio fratello per ucciderlo, ma non lo consegnai. Da lì deriva il bel souvenir che hai visto lungo la mia schiena. » - bevve un sorso d'acqua mentre continuava a guardare il vuoto davanti a sé - « Una settimana dopo cominciai a cacciare da sola dichiarando apertamente guerra a quel bastardo. »
Rimase in silenzio per qualche istante, mentre beveva. Non sapeva che altro dire mentre le tornavano in mente gli occhi totalmente neri di suo fratello, sopra di lei che cercava di ucciderla, il dolore del torturatore che le apriva la schiena come se nulla fosse e l'espressione di suo padre mentre la vedeva tornare a casa in braccio al fratello, mentre lei perdeva un'enorme quantità di sangue.
« Presumo, comunque, dalle tue parole, che pure la tua storia non sia delle migliori. »
Concluse obbligandosi a guardarlo in volto. Non voleva forzarlo a parlare, eppure si sentiva quasi come se volesse davvero scoprire la storia effettiva di quel ragazzo. Non era decisamente da lei e la cosa era decisametne fuori completamente dagli standard di lei. Nel mentre si abbottonò qualche bottone della camicia che lui le aveva infilato prima. Stette attenta a non muovere più del dovuto le spalle per non forzare la cicatrice appen ricucita lungo la schiena. Non voleva rendere vani tutti gli sforzi compiuti da quel ragazzo che, fino a quel momento, si era rivelato tanto gentile con lei.
 
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Lorelay
view post Posted on 12/1/2012, 23:07




704%20(23)
Rimase ad ascoltarla, dapprima seduto sul letto di fronte a lei, poi alzandosi come se, preso da una leggera inquietudine, non riuscisse a stare fermo e buono lì seduto. Solo ogni tanto tornava a guardarla in volto, per lo più evitava il suo sguardo per non essere indiscreto; in fondo in fondo aveva la vaga sensazione di avere osato troppo con quella domanda, di essere entrato nel merito di qualcosa di troppo doloroso di quella persona, che non gli riguardava affatto. O almeno in parte. Qualcosa, più di qualcosa, pare lo avessero proprio in comune... E di certo non erano belle cose. Si appoggiò con la fronte alla finestra scostando la tenda, allo scopo di controllare l'esterno, dato il racconto, non si sentiva affatto tranquillo. No, non temeva il pericolo per sé, ma per entrambi. Cacciatori, in fondo è tutta una famiglia...cacciatori.
Sospirò poi riaccostò la tenda, riavvicinandosi al proprio letto ma senza sedere.
- Nessuno di noi ha belle storie. Quando capiti in mezzo a questo schifo, le belle storie sono poche nn trovi? - sorrise, di un sorriso amaro e disincantato, poi risedette con l'aria pesante di chi sia sommerso di pensieri, e tacque per un bel po' di secondi. Rialzò lo sguardo verso Alex e scosse il capo sorridendo.
- Non c'è motivo che ti tenga sveglia con inutili racconti sui miei trascorsi, dovresti riposare sai? Suggerirei di dormire a pancia in sotto, io non ho sonno...starò qui a sorvegliare che tutto vada bene. Tu però riposa.
Disse serio, responsabile come Dean non lo avrebbe mai riconosciuto, visto che nonostante l'età e le esperienze, il piccolo Sammy sarebbe sempre rimasto il piccolo Sammy per lui e Bobby. Prese un libro dal comodino, si sedette sul letto rivolgendo le spalle al muro, spense la luce principale lasciando solo quella vicino al letto, e aprì il libro iniziando a leggere,, adocchiando di tanto in tanto Alex.
 
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view post Posted on 15/1/2012, 16:55
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Guardò il ragazzo mentre camminava per la stanza, intanto lei finiva quel suo racconto decisametne fuoi dal comune.
Si aspettava, come minimo, che Sam la cacciasse. Nessuno voleva avere a che fare con un torturatore dell'Inferno. Era una parte decisamente insistenibile quasi per tutti, eppure lui non si scompose, non imprecò e, tanto meno, la guardò con odio. Era come rassegnato e Alexandra non sapeva se considerare ciò un bene o meno. Non era da lei ricevere quel trattamento da qualcuno esterno a quel poco di famiglia che le rimaneva al mondo.
Non capiva proprio come mai quel ragazzo fosse così calmo, seppur sapesse cosa stesse danto la caccia a lei.
Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. Aveva pienamente ragione Sam. Le belle storie non esistevano in quella vita che ti sceglieva e non eri tu a sceglierla, anche perché nessuno sano di mente l'avrebbe scelta, sempre che quest'ultimo non fosse un fissato dell'autolesionismo e delle maine del protagonismo.
« Non esistono belle storie in questa vita. E' come una sorta di regola divina legata al destino di noi cacciatori. »
Gli rispose prima di alzarsi dal letto, abbottonarsi gli ultimi bottoni e girarsi appena verso il letto sul quale era seduta sino a qualche istante prima.
« Troverò il modo di sdebitarmi per tutto questo, prima o poi. »
Ammise quasi non riconoscendosi in quelle sue stesse parole. Non era mai stata così gentile con qualcuno. Mai. Non era nelle corde del suo carattere decisamente ignobile, eppure le aveva pronunciate di sua spontanea iniziativa. Senza ponderarle, magari, ma, oramai, le aveva dette.
Si concentrò, quindi, sul letto davanti a sé. Scostare la coperta era escluso per via della sua schiena, di conseguenza si sdraiò, sopprimendo qualche imprecazione, con la pancia adagiata sul letto. Il volto rivolto verso la parte buia della stanza.
« Scusa, comunque, se sono piombata alla cavolo nella tua vita. Giuro che toglierò le tende il prima possibile. »
Concluse per poi chiudere gli occhi ed obbligarsi a dormire, seppur la cosa fosse decisamente ardua pure per lei.
 
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