Misty Hill GDR

My life is damned

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-chaos
view post Posted on 19/12/2011, 15:55 by: -chaos
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L'aveva... Ringraziata per qualcosa che esulasse totalmente dal porgergli qualche alcolico? Per lei era decisamente strana quella situazione, anche perché non era di certo il tipo che era abituato a riceve ringraziamenti. Lei era un orso. Non a caso faceva un lavoro ove non doveva esposri più di tanto, oltre al fatto che quel lavoro non lo sentisse neppure totalmente suo. Lei sognava di poter stare nella sua stanza di motel e cercare quel bastardo che le aveva martoriato la schiena, farlo rimpiangere di essere uscito dall'Inferno e farcelo ritornare con tutti gli onori. Non si aspettava, di conseguenza, che qualcuno la ringraziasse per aver scacciato Cheryl dal bancone del bar per mandarla tra le braccia di quella piovra di Jake.
Alzò appena un sopracciglio, ancora stupita, per poi cercare di tornare nella media. Non voelva dare nell'occhio e, soprattutto, essere etichettata come una ragazza fuori dalla media. Sapeva benissimo di esserlo, ma non voleva che gli altri lo pensassero.
« Non ti preoccupare. So quanto sa essere assillante Cheryl quando punta qualcuno. »
Rimase ad ascoltare le parole del ragazzo, mentre continuava ad asciugare boccali, bicchieri e qualunque altra cosa che era lavata nel lavandino, dietro al bancone. Non riusciva ad immaginarsi con le mani in mano. Lei era fatta per fare sempre e comunque qualcosa. Rimanere immobile lo vedeva come una sorta di morte apparente e la cosa non le piaceva per niente. Era la classica ragazza che diceva che si sarebbe riposata una volta morta, ma, in realtà, pensava tutt'altro, ossia che nemmeno in quello stato si sarebbe riposata. La vendetta interiore la fomentava, la caricava, quasi quando il rancore la tenesse attiva a prescindere. Era una macchina che provava emozioni solamente se strettamente necessario. Era già una sorta di miracolo non da poco se stesse parlando con quel ragazzo del quale ignorava ancora il nome.
« Conoscere molte persone, a volte, porta a situazioni per nulla piacevoli, garantisco io. »
Alexandra sapeva bene che parlare di cose del genere le faceva male, ma non le importava. Lei viveva per la sua vendetta personale. Parlarne, seppur velatamente, non le avrebbe fatto male, seppur il suo interlocutore stesse guardando ben altro.
Lei si trattenne dal far correre la mano destra ad una delle sue armi che aveva con se. Non doveva estrarle al lavoro. Non doveva. Doveva far finta di niente e non offendere quel ragazzo, eppure la sua boccaccia fu più veloce della sua mente.
« Mi chiamo Alexandra se stai cercando di leggere il nome sulla targhetta. »
Non era poi stata così scortese. Era decisamente un passo avanti per il suo carattere decisamente intrattabile.
« Patatine, arachidi, noccioline varie, scegli pure. »
Si obbligò, quindi a non assumere un tono scontroso. Era riuscito a trattenere quel tono prima, poteva farcela anche ora.
Il suo sguardo, però, venne catturato da due soggetti che entrarono e cominciarono a guardarsi intorno, quasi ad ispezionare l'ambiente. Ci mancavano solamente i loschi figuri in quella serata. Non era mai stata un'amante dei turni fuori dalla norma, ma, purtroppo, quella sera le sarebbe toccato.
Appoggiò il boccale appena asciugato al suo posto e lanciò un'occhiata indagatrice verso quelle due figure. Non voleva guai, ma se loro li cercavano, beh... Li avevano trovati.
 
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