| Aveva appena distolto lo sguardo dal finestrino, quando si rese conto di non essere più sul vagone. Scattò in piedi e si accorse di essere in quella che sembrava in tutto e per tutto una sala d’attesa. Sulla parete alla sua destra, in alto, un cartellone recava la scritta “Misty Hill”. Si trovavano nella sala d’attesa della stazione, dunque. Per un attimo pensò di essersi appisolata e di aver sognato tutto, ma la presenza di Betsy accanto a sé le bastò per capire che, invece, era stato tutto reale: il trano fantasma, lo spirito…la conversazione che avevano avuto con lui. Quindi, era per quella ragione che si trovava lì, per impedire alle forze delle tenebre di prevalere sulla luce; per impedire al male di prevalere sul bene. Si massaggiò le tempie con le dita. Sentiva la testa sul punto di scoppiare per via delle troppe domande che si affollavano nella sua mente e le lacrime lottare per venire fuori. Avrebbe voluto piangere e urlare, tanto la situazione era assurda. Ma sapeva anche che né il pianto, né tantomeno le urla avrebbero cambiato qualcosa. Riaprì gli occhi quando sentì la ragazza chiederle come stesse, ma riuscì a malapena ad annuire. Mai, nonostante i suoi sogni più folli o le apparizioni più spaventose, avrebbe immaginato di ritrovarsi, un giorno, coinvolta in una simile impresa, se così poteva essere definita. Un’impresa che, tuttavia, almeno aveva fornito una risposta ad Ethlyn: non era pazza. Nel corso degli anni era giunta persino a pensare di esserlo, soprattutto per la riluttanza con la quale sua zia affrontava, quelle rarissime volte che decideva di farlo, l’argomento “sovrannaturale” ogni volta che lei l’introduceva. Erano stati anni difficili, in cui Ethlyn aveva imparato a convivere con quel mondo dell’invisibile, della cui esistenza sono in molti a dubitare, senza una guida, con l’aiuto di ricerche, libri ed ancora ricerche. Nulla sapeva, in quel momento, di Betsy Gravestone o, stando alle parole dello spirito, Betsy Novak, ma di una cosa poteva essere certa: non l’avrebbe presa per pazza, né l’avrebbe giudicata. Perché, a quanto sembrava, si trovavano sulla stessa barca, una barca che sarebbe rimasta a galla solo se si fossero aiutate a vicenda. Inoltre, Ethlyn aveva la netta sensazione che in quella ragazza avrebbe finalmente trovato un’amica che l’avrebbe capita e, forse, persino aiutata a fare chiarezza sul suo destino. Sorrise quando le chiese se volesse essere accompagnata da qualche parte. Era proprio ciò che aveva cercato di chiederle prima che tutta quella follia avesse inizio. Ed in qualche modo era con quelle parole che si andava concludendo quella bizzarra parentesi alla stazione di Misty Hill. - Potresti dirmi come raggiungere l’Eden Hotel, per favore? -
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