Misty Hill GDR

Una cacciatrice a casa

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Ade Dio degli Inferi
view post Posted on 28/11/2011, 19:20 by: Ade Dio degli Inferi




- In quella città si annida un male ben più antico di noi tutti, e tu lo sai - esordì il ragazzo dai lunghi capelli biondi e dalle vesti capaci di emanare un bagliore sgargiante.
- Apollo ha ragione, vieni via da li, non puoi nulla contro Caos e sfidarla rappresenterebbe la nostra fine, nostra e di tutto l'Olimpo - aggiunse un uomo barbuto seduto su di una conchiglia che teneva saldamente un tridente nella mano destra.
- L'Olimpo - sussurrò una voce sinistra fuori campo - mi avete negato l'Olimpo, l'hai dimenticato Poseidone? - aggiunse l'uomo misterioso vestito di nero - e non intendo venire via da questo posto prima dello scadere dei sei mesi che Persefone deve trascorrere sulla Terra, sono stato chiaro? - concluse stringendo il pugno sul bordo della fontana magica il cui pelo dell'acqua era diventato uno specchio che gli permetteva di vedere gli altri Eterni presenti sul monte Olimpo.
- Che tu sia maledetto Ade! hai condannato mia figlia alla prigionia!! è colpa tua se ora lei si trova in quella città maledetta, non avevi alcun diritto di... -
- Tu vecchia megera hai rifiutato l'Olimpo a tua figlia e l'hai condannata a trascorrere i sei mesi che avrebbe dovuto passare li in questo posto, non venire a fare moralismi a me razza di zitella insoddisfatta!! - la interruppe l'uomo in nero, il dio Ade.
- Ora basta! - una voce potente tuonò ammutolendo tutte le altre. Dallo specchio d'acqua magica Ade poteva scorgere la sala del consiglio dell'Olimpo, e sapeva bene di chi fosse quella voce, non l'aveva mai dimenticata. Suo fratello minore, Zeus, era divenuto il re degli dei dopo la sconfitta dei Titani, a lui spettava di diritto l'ultima parola, poichè lui brandiva l'arma divina più potente, la folgore, e sempre lui li aveva liberati dal giogo del perfido Crono.
- Ade, fratello mio. Comprendo i tuoi sentimenti per Persefone, ma le nostre regole sono chiare, nessun dio ha diritto ad intromettersi nelle faccende degli umani. Troppe volte in passato l'abbiamo fatto, pagando amare conseguenze. -
- Le nostre regole? vuoi dire le TUE regole, caro fratello. Mi hai usato per relegare nostro padre nelle profondità del Tartaro e poi mi hai abbandonato quaggiù. Non accetto consigli da una bocca che parla d'ipocrisia, ne dai sicofantici leccapiedi di cui ti circondi. Se qualcuno tenterà di ostacolarmi, scatenerò sulla Terra la peggior piaga che l'umanità abbia mai conosciuto. Riporterò in vita i morti così che divorino i vivi, e tutto il mondo diverrà il mio nuovo Inferno -
- E' una bestemmia!! - gridò il valoroso e battagliero Ares.
- No, è amore - proferì una voce femminile fino ad ora rimasta in silenzio.
Il dio della guerra si girò verso di lei, e il suo sguardo fino a quel momento acceso di rabbia si addolcì all'istante.
- Afrodite, cosa fai tu qui? - domandò.
- Sono una dea e come tale l'accesso a questa stanza non mi è vietato, valoroso Ares. - la dea, coperta di un vestito bianco che ricordava quelli dell'antica Grecia, avanzò tra i presenti, in direzione di Zeus.
Tutti si voltarono a guardarla, chi con desiderio, e chi invece con gelosia e risentimento.
- Caro padre, comprendo ciò che prova Ade per Persefone, ed è naturale che sia disposto a lottare contro i suoi stessi fratelli pur di proteggerla. Dagli una possibilità, infondo siete stati voi a negare l'Olimpo a mia sorella e lei neppure ne è al corrente. Ammetto che non comprendo le motivazioni di tale scelta, ma tu sai, mio benevolo genitore, quale male si annida nella città che avete scelto per Persefone, e dimmi, sapendo questo, non è forse naturale che colui che la ama voglia evitarle qualunque pericolo? -
Le parole della dea dell'amore furono seguite da un breve silenzio, rotto solamente dalla voce arcigna di Era.
- Sciocchezze. Non dovremo ascoltare le parole di una meretrice ma i saggi consigli che il nostro signore ci da. -
- Il mio primo consiglio per te, grande Era, è di placare la gelosia e tenere a freno quella lingua. - le rispose pacatamente il padre degli dei, suscitando l'umiliazione e l'ammutolimento della dea.
- Mi chiami meretrice, ma nulla di ciò che ho fatto nella mia esistenza più lunga di quella di voi tutti è stato fatto senza sentimento, senza amore. - Afrodite si voltò verso Zeus, prendendogli la possente mano tra le sue, così delicate - cos'hai deciso padre? - domandò.
Zeus riflettè per qualche secondo, e alla fine si pronunciò.
- Così sia! Ade potrà stare accanto a Persefone durante questi sei mesi -
- Ma... è un ingiustizia, a lui spettano già i sei mesi che mia figlia deve trascorrere negli Inferi e... -
- Taci madre sciagurata!! Sei stata tu a decidere che questa volta non avresti trascorso il tempo con nostra figlia, e io, a malincuore, per non creare altri screzi, ho deciso di lasciarla sulla Terra. Ade le starà accanto fino a quando lei ritornerà negli Inferi, a patto che non si intrometta nelle faccende degli umani. Così è deciso, che ti serva di lezione, Demetra! -
Un sorriso si dipinse sulle labbra di Ade, e l'immagine della sala dell'Olimpo nella fontana affievolì fino a scomparire.
- Povero il mio fratellino, costretto a compiere gesti pubblici per il bene comune. Hai creato gli esseri umani così che alimentassero la tua immortalità con le loro preghiere, ma io sono diverso da te, io ho imparato a vivere del loro dolore - Ade parlava da solo, ma lo faceva con una tale enfasi che pareva quasi avere un interlocutore davanti - e ora, è il momento di occuparci di quell'altra faccenda. -
Il dio dell'oltretomba chiuse gli occhi e concentrandosi riuscì a percepire nella città di Misty Hill una presenza che forse sarebbe potuta tornargli utile - ma salve, piccola cacciatrice - disse sogghignando malefico riaprendo gli occhi - ho un compito per te - aggiunse dirigendosi verso un trono d'oro e pietre preziose intarsiate sui braccioli, cominciando ad attirare l'attenzione della sua preda con la forza del pensiero. Sussurrando quel nome nela sua mente, ancora e ancora, fino a quando i suoi pensieri non avrebbero oltrepassato le pareti e il suo richiamo sarebbe giunto fino a lei, a... - Elisabeth Gravestone.
 
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