Continua da
qui.
Doveva aver fatto colpo sulla bibliotecaria, quell'uomo vestito di una camicia bianca con i primi tre bottoni aperti, che si infilava in un paio di lunghi pantaloni neri eleganti che sormontavano un paio di scarpe di vernice nera. Doveva aver fatto colpo di certo, perché non era stato cacciato dalla biblioteca, anzi gli era stato permesso di addentrarsi comodamente, senza scorta, e prendere qualsiasi libro egli desiderasse, come era evidente dalla catasta alla sinistra del ragazzo.
Gli occhi azzurri fissavano la pagina di un enorme libro. Era di certo un tomo vecchio, grosso e pieno di polvere, come Samuel fosse arrivato ad averlo... era quasi un mistero, se si tralascia un bel sorriso affabile e un complimento all'anziana Estelle. Samuel era seduto ad un tavolo, con la mano destra girava le pagine, le dita sfioravano con delicatezza l'angolo superiore destro del libro. Il gomito sinistro era posato sul tavolo, poco distante dal tomo, e come al solito fra le dita girava e rigirava quella moneta all'altezza della tempia.
Samuel stava lì dentro da un pezzo, era evidente perché la sua tazza di caffè, recuperato chissà dove, ormai non fumava più. Era evidente che Estelle l'avesse lasciato entrare e lo avesse fatto accomodare: che fosse un abitante del luogo?
Un sorriso piuttosto strano, e reso un ghigno dalla cicatrice sul labbro superiore, gli si apriva ogni volta che arrivava alla fine della pagina che stava leggendo di quel libro antico. Di tanto in tanto la lingua saettava fuori dalle labbra e le inumidiva, mentre lui sussurrava qualcosa. Era altrettanto evidente che stesse leggendo qualcosa che gli interessava parecchio. Sulla sedia al suo fianco, piegato con cura sulla sommità dello schienale, c'era il suo lungo impermeabile nero. Sapeva di attirare lo sguardo di chiunque con quel suo modo di fare, da bello e tenebroso, e nessuno aveva ancora capito quanto tenebroso fosse in realtà.